
La blogger Federica De Matthias propone la sua seconda testimonianza, un interessante proseguo del primo intervento.
Nel primo articolo ho parlato del mio incontro con gli africani, che non avevo mai visto se non in Tv e poi successivamente nei luoghi familiari.
Avendo la pelle di color nero, non vuol dire che sapevo tutto sull’Africa o sentivo quel mal di Africa di cui parlano tutti o soprattutto sentirmi vicinia a loro, perché non li conoscevo e le mie poche informazioni riguardo a questo vasto continente erano inerenti ai bambini che muoiono di fame e ai tanti animali esotici.
Forse è stato proprio l’arrivo dei primi africani in Italia, che mi ha spinto a conoscere il mondo da cui provenivo. Inizialmente il bisogno non era insito in me, ma era legato a una qualche forma di difesa: se io so da dove vengo , posso difendermi dai primi attacchi di razzismo; mi unisco a loro per proteggermi , per rendermi più forte.
Non è andato sempre liscio come l’olio, purtroppo le differenze di linguaggio, di cultura e soprattutto l’invidia hanno creato delle difficoltà d’approccio. Anche gli africani non mi ritenevano africana tout court e molti italiani mi etichettavano come figlia di seconda generazione o badante.
Sono stata in Africa, ho conosciuto la mia famiglia d’origine, ho assaporato nuovi odori, nuovi sapori e nuove usanze, e tutto questo mi piaceva ma non mi sentivo del tutto di appartenere a quella famiglia ormai lontana anche se re-incontrata.
Ho cominciato a leggere libri di afro americane, di afro europee e pur non essendo state adottate come me , avevano vissuto più o meno la mia stessa frustrazione: ma io chi sono, da quale parte sto in Italia e/o in Africa ?
Pensavo di essere l’unica italiana nera laureata, invece attraverso facebook, ho conosciuto altri figli adottati, più o meno della stessa età. Ridevamo delle domande che ci rivolgevano alle quali noi, con pazienza rispondevamo : No signora, non sono mai stata in Africa o per lo meno non ho mai vissuto lì, quindi non so cosa rispondere se mi piace di più l’Africa o l’Italia; No, non posso dirle se i miei genitori mi hanno trattato male o bene …e a seconda di cosa? No, non sono musulmana, non preferisco gli uomini neri perché sono nera; l’auto è la mia , non del mio padrone, ecc.
Dopo lunghe riflessioni e concertazioni tra me stessa e altri figli adottati mi sono auto-definita: io sono afro-europea, afro-italiana, afro-bergamasca. Il suffisso “afro” perché sono legata alle mie origini e alla cultura africana, mentre gli svariati componenti definiscono il luogo in cui sono posizionata che cambia a seconda delle persone con cui mi interfaccio. L’identità non è legata al luogo in cui si è nati, ma alla cultura che si respira e al contesto sociale dove si vive che può cambiare nel corso della vita.
Noi non siamo statici , cambiamo, rinasciamo ma una cosa deve essere certa: sapere sempre, ovunque andiamo, chi siamo …e solo noi stessi lo possiamo dire con certezza.
Federica De Matthias
https://afrodixit.wordpress.com/
Questo è uno spazio che permette di conoscere e di capire come si manifesta e come si percepisce la discriminazione nella vita quotidiana italiana. Se vuoi che la tua esperienza venga conosciuta e condivisa, inviaci un breve racconto a questa e-mail: gf.maccaferri.blog@gmail.comoppure vai direttamente incontatti