
Una mattina mi son alzata
E ho trovato l’invasor
O bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao
La blogger Federica De Matthias ci propone una sua prima testimonianza – analisi – proposta
Nata in Africa, arrivata in Italia quando avevo appena cinque mesi, cresciuta in mezzo a bianchi e accerchiata da un campanilismo becero e provinciale ( perfino chi proveniva dal paese vicino , era considerato uno “straniero”).
Una mattina mi sono svegliata e ho visto i primi neri: alti , muscolosi, sorridenti, alcuni sporchi e puzzolenti… ho avuto paura.
Mentre mio fratello bianco, chiacchierava incuriosito con loro , io scappavo. Ma come era possibile? Insomma io sono nera!!!
Ho vissuto circondata solo dai bianchi fino alla fine degli anni ’90: da bambina ero considerata la bambola da toccare, da abbracciare e da portare a casa; poi è diventata adulta e con l’arrivo di migranti sono stata immediatamente inclusa ed etichettata come persona non UE, prostituta o badante.
Tutto era cambiato intorno a me.
Gli amici che dicevano: “ci sono troppi neri , rubano e portano via il lavoro, i neri puzzano, sono selvaggi” ; io non capivo e chiedevo loro se avessero notato il mio colore; hanno risposto che non erano arrabbiati con me ma con gli altri: “non sei come loro, sei come noi, non vediamo il tuo colore”. Sì, loro, perché erano miei amici …ma il resto dell’Italia no.
Ad essere onesti, anch’io ho tenuto lontano i nuovi arrivati: non sapevo nulla dell’Africa; avevo solo visto foto e film, ma ero incuriosita. Il paradosso: la nera che aveva paura dei neri!
Nessuno mi aveva insegnato a creare un’identità: io ero quello che gli altri riflettevano su di me: ero bianca, mi sentivo bianca: questo è un fenomeno che spesso accade ai bambini adottati. Gli psicologi italiani categorizzano i bambini adottati in un unica categoria, quelli abbandonati, senza conoscere o studiare le nostre origini: ma se persino il nostro DNA parla!
Con il tempo, conoscendo prima gli africani qui in Italia e poi in Africa e infine la mia famiglia di origine, tutto è stato risolto e ho costruito la mia identità: Afro perché sono in contatto con la mia cultura di origine e la mia famiglia, l’italiana è il contesto in cui sono cresciuta; e non mi sento più abbandonata ma grata sia alla mia famiglia italiana, sia alla
famiglia africana, riconoscendo ad entrambe di avermi lasciato la possibilità di scegliere chi essere e cosa fare e di creare soprattutto un mio personale métissage culturale.
Federica De Matthias
https://afrodixit.wordpress.com/
Questo è uno spazio che permette di conoscere e di capire come si manifesta e come si percepisce la discriminazione nella vita quotidiana italiana. Se vuoi che la tua esperienza venga conosciuta e condivisa, inviaci un breve racconto a questa e-mail: gf.maccaferri.blog@gmail.com oppure vai direttamente incontatti
fondamentalmente gli italiano sono piuttosto ondivaghi
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