
Supponiamo che sei un artista e che stai pensando a come promuovere le tue opere un po’ velocemente… quello che ti serve è apparire molto intellettuale ma anche alternativo, quindi ottima scelta è quella di non far sapere chi sei veramente (se funziona con Banksy…) ma è ancor meglio nasconderti dietro a un nome breve, facile da ricordare e che evochi “rottura” e contemporaneità; seconda fase: fare scandalo! E questo nell’arte non è semplicissimo considerando i tanti eventi “rumorosi” della storia dell’arte, quindi occorre essere sensibili a ciò che oggi è divisivo, un qualcosa che socialmente, culturalmente e moralmente possa creare scandalo, discussione, contrapposizioni, titoloni sui giornali di tutto il mondo. Trovato: la questione etnico religiosa, anzi precisamente fare in modo che qualche religioso si incazzi, protesti, ma ancor meglio sarebbe se a piantare casino fossero i musulmani, così si avrebbe lo scandalo, la contrapposizione religiosa e morale, sicuramente molto rumore! Bene a questo punto hai il nome e la tematica su cui creare lo scandalo. Ti occorre una galleria seria, importante, prestigiosa… su questo punto occorre essere molto seri; devi essere molto bravo a convincere che la tua ricerca è impegnata, forte, intellettualmente pesante, articolata, interessante per un pubblico colto; sicuramente i temi devono essere riferiti ai “valori” culturali e morali della nostra società in forte cambiamento e evoluzione, così potrai giocare facilmente nel costruire “opere” significative; risolto anche questo aspetto non ti resta che costruire le tue opere e proporti alla galleria! …un ultima cosa importante: occorre realizzare un video incalzante, che trasmetta sensazioni vibranti!
Questi erano gli antefatti, i fatti sono:
l’artista SKU “stock keeping unit” (che è il codice identificativo di un articolo di magazzino) presenta la sua nuova ricerca dal titolo Rainbow Scene, che rappresenta l’esplorazione di “come gli individui siano soggetti a forze culturali, economiche, morali e politiche” e tra le tematiche affrontate c’è proprio la “pubblicità dei valori attraverso simboli e propaganda”; la mostra è ospitata nella prestigiosissima galleria londinese Saatchi Gallery.



In realtà nessuno ne parla e le opere sono in vendita a un prezzo anche un po’ umiliante: da 800 a 2000 sterline. Nessun rumore, clamore o scandalo… eppure alcune opere hanno un contenuto provocatorio sicuro!
Un giorno, all’improvviso, l’artista obbliga la galleria a coprire due sue opere con una tela perché ha avuto lamentele da alcuni visitatori musulmani: “i dipinti hanno urtato la loro sensibilità religiosa”.

Uno dei due quadri raffigura un nudo femminile (La grande Odalisca di Ingres) sul quale è stata scritta la professione di fede musulmana (la shahada) e sullo sfondo la bandiera degli Stati Uniti ma con le stelle di David al posto delle stelle bianche a cinque punte.

Ecco fatto: tutti i giornali d’Europa parlano, straparlano, inventano, esagerano, tuonano sull’invasione islamica, sulla difesa della nostra morale, della nostra civiltà, dei nostri costumi, della nostra libertà di espressione, per la libertà di espressione della nostra cultura occidentale!

Ok… non ci sono prove, non ci sono testimoni, non ci sono interviste a visitatori musulmani scandalizzati dalle opere di SKU… ma poco importa.
SKU adesso è il nome di un artista conosciuto in tutta Europa!