Paolo, di etnia sinti – MA… GLI ITALIANI SONO RAZZISTI?

Paolo, 37 anni, sinto, vive a Padova.

Sono italiano ma di etnia sinto, la mia famiglia era circense e di giostrai. Vivo a Padova, sono sposato e ho tre figli.

Non potendosi permettere una casa, i miei genitori comprarono un pezzo di terra agricolo, non edificabile, piazzandoci dei bungalow da campeggio… ci trasferimmo li quando io ero ancora piccolo.

Sin da bambino, alle elementari e poi alle medie, ero vittima di bullismo. Nessun compagno giocava con me e mi dicevano sempre: “sporco zingaro”. Ma io ero pulito perché nella roulotte avevamo sia acqua che luce e quindi ci lavavamo, come tutti.

Ma tutti mi evitavano o mi prendevano in giro. Io soffrivo molto perché, pur facendo di tutto per riuscire a integrarmi, non ci riuscii mai.

Purtroppo quando frequentavo le superiori mi ammalai e così non finii gli studi.

Sono cresciuto senza amici, ero sempre solo e questo mi portava ad isolarmi sempre di più.

Da grande ho cominciato a lavorare, cambiando parecchi mestieri ma sempre precari o stagionali. Spesso, appena i datori si accorgevano che ero un sinto (per loro solo “zingaro”) non mi rinnovavano il contratto. Nei colloqui di lavoro succedeva sempre la stessa situazione: “di dove sei ? sei italiano?” e alla mia risposta sincera, ogni volta ascoltavo le stesse parole: “Ok, le faremo sapere”.

Stessa situazione nel cercare casa, anche se potevo permettermi di pagare l’affitto, quando si accorgevano che ero un sinto mi dicevano: “Ok, le faremo sapere”.

Così continuo a vivere nel bungalow con mia moglie e i nostri tre figli.

Mia moglie lavora a chiamata per una ditta di pulizie e io a giorni dovrei iniziare un nuovo lavoro per un corriere espresso.

Nonostante la nostra onestà e i nostri sforzi per integrarci (io non ho mai truffato ne derubato nessuno), la società italiana non ci accetta lo stesso.

Non sempre quello che si vede sui giornali è vero sui sinti: la maggioranza di noi lavora onestamente e si fa un mazzo così. Però per colpa di qualcuno ci vanno di mezzo tutti.

Purtroppo vedo e ascolto quello che sta facendo la Lega e tutta la politica di destra contro gli “zingari” in Italia e io vivo con l’ansia perché ho paura che da un giorno all’altro ci mandano via dal nostro terreno perché è agricolo.

Viviamo perseguitati anche se paghiamo le utenze, le tasse, i contributi, facciamo le dichiarazione dei redditi… ma nonostante tutto ci chiamano “zingari di merda”.

Quello che mi distrugge dentro è che, nonostante io faccia tutto il possibile per essere accettato, la società italiana continua a guardarmi con occhi diffidenti, come se avessi la peste bubbonica.

Sono arrivato addirittura a odiarmi perché non sono italiano al 100%, perché sono di entia sinto.

Io non ce la faccio più a vivere in queste condizioni.

Di recente ho fatto una visita psichiatrica perché faccio fatica a dormire per colpa dell’ansia provocata da questa situazione e il dottore mi ha prescritto un farmaco per dormire. Spero di uscire da questo incubo.

Cerco di darmi forza per via della mia famiglia. Purtroppo vedo che cambiano le generazioni ma non le discriminazioni verso di noi: i miei stessi figli non sono mai stati invitati ad una festa di compleanno dai loro compagni o a casa loro anche solo per giocare.

I mie due figli più grandi, di 10 e di 13 anni mi chiedono: “papà, perché molti politici e molta gente ci odiano?”, spesso mi domandano: “ma se ci mandano via dal nostro terreno dove andremo?”. Abbiamo fatto domanda per la casa popolare e stiamo aspettando. Perché, come ho detto prima, neanche potendo pagare le spese e il canone, un privato o un’agenzia sono disponibili a darci una casa in affitto.

Purtroppo in questo periodo ci sono anche i politici di destra che incitano la popolazione all’odio e alla discriminazione verso chi non è italiano al 100%.

Spero che un giorno finisca tutto questo…


Questo è uno spazio che permette di conoscere e di capire come si manifesta e come si percepisce la discriminazione nella vita quotidiana italiana. Se vuoi che la tua esperienza venga conosciuta e condivisa, inviaci un breve racconto a questa e-mail: gf.maccaferri.blog@gmail.com oppure vai direttamente incontatti

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