Luigi Ghirri in Valle d’Aosta

#Tendenze d’immagine di Gianfranco Maccaferri

Luigi Ghirri 1991

Era la primavera del 1991 quando Luigi Ghirri giunse in Valle d’Aosta per effettuare una lettura fotografica dei castelli valdostani; Luigi faceva parte del gruppo dei 16 fotografi chiamati a realizzare la “campagna fotografica” dedicata al territorio della Regione Valle d’Aosta.

Luigi Ghirri 1991

Ci incontrammo in un albergo di Aosta per fare colazione insieme e per approfondire alcuni argomenti per lui importanti prima di affrontare l’impegno fotografico: riteneva utile conoscere i presupposti delle “campagna fotografica” a cui partecipava, i precedenti sul territorio, i fondi esistenti presso gli archivi e poi la possibile scelta degli edifici medioevali, la disponibilità di tempo per eseguire la ricerca, i permessi di ingresso e di permanenza negli edifici storici….

Luigi Ghirri 1991

Fu subito percettibile il suo entusiasmo per un lavoro di lettura del territorio su scala regionale che nel panorama italiano rappresentava un passo avanti rispetto a iniziative tipicamente comunali o al massimo di rilevanza provinciale.

Per Luigi l’importante era costruire, avviare queste iniziative che sicuramente sarebbero state utili e di preludio e di esperienza per futuri approfondimenti obbligatoriamente più articolati e specifici.

Luigi Ghirri 1991

Mi fece notare come queste iniziative, nate su tutto il territorio nazionale, avevano per gli amministratori lo scopo di costruire una “vetrina”, un insieme di immagini d’autore funzionanti quale oggetto di rappresentanza ma, contemporaneamente e non secondariamente, erano di fatto una memoria unica e quindi un archivio futuro indispensabile; il passo successivo non poteva che essere la continuità dell’operazione negli anni, con ricerche più mirate e con il coinvolgimento anche di autori meno famosi, così da far crescere in Italia una sensibilità e una capacità di produzione fotografica utile a costruire una cultura che esige costantemente la lettura del proprio territorio.

Luigi Ghirri 1991

Spesso, mentre Luigi esprimeva queste sue convinzioni, mi ritornavano in mente i momenti durante i quali, mesi prima, assieme all’amico comune Lanfranco Colombo gli si chiese la partecipazione al progetto e lui, senza attendere i particolari organizzativi, si rese immediatamente disponibile, anche gratuitamente.

La convinzione con cui Luigi esponeva e spiegava il ruolo futuro della fotografia in Italia assumeva così una forza di coinvolgimento tali da credere veramente che questi progetti fotografici dedicati al territorio (così sparsi sull’intera area nazionale e senza alcun coordinamento, con motivazioni molto differenti tra loro e il cui scopo raramente era individuato correttamente) fossero solo il preludio a “campagne fotografiche” italiane simili al D.A.T.A.R. francese da pochi anni conclusosi.

Luigi Ghirri 1991

Ma il problema contingente di questo lavoro di rilevamento sulla Valle d’Aosta per Luigi era identificare precisamente i luoghi in cui agire fotograficamente.

La scelta precedentemente fatta di svolgere il lavoro sui castelli medioevali tralasciando altre possibili situazioni architettoniche o monumentali si rivelava comunque troppo vaga e dispersiva; per Luigi era necessario selezionare pochi luoghi, fortemente rappresentativi, possibilmente già molto descritti nell’iconografia turistico-commerciale; i castelli di Issogne, Verrès e Fénis furono scelti proprio perché rispondevano perfettamente a queste esigenze oltre ad essere dei luoghi per lui fortemente affascinanti in quanto corrispondenti alla sensazione comune di “fiabesco”.

Luigi Ghirri 1991

Luigi Ghirri non fece ricognizioni ai castelli scelti a tavolino, voleva cogliere con “freschezza” ciò che il suo saper vedere individuava in quelle magiche atmosfere.

Tre ore di un pomeriggio furono sufficienti per realizzare oltre cento immagini al castello di Issogne; senza concedersi un momento di svago continuò a guardare, spostare la sua Pentax 6 x 7, misurare la luce, scattare le fotografie cercando subito altri possibili angoli di ripresa, sempre affascinato e stupito dalla enorme quantità di possibili inquadrature che continuavano a stimolarlo.

Luigi Ghirri 1991

Una breve vacanza, così mi descrisse il trascorrere di quei giorni, perché il forte cambiamento ambientale lo portava a suggestioni ed emozioni visive troppo diverse dal suo quotidiano: la mancanza dell’orizzonte lo sorprendeva di continuo; la chiusura, l’impossibilità di spaziare con lo sguardo, il rilievo che non lascia superficie alla pianura erano stimoli molto forti ma anche disagio nell’affrontare delle riprese fotografiche in esterno.

Decise quindi di dedicarsi agli interni dei castelli medioevali e di provare saltuariamente solo qualche ripresa di esterno, senza garantirne la consegna nel lavoro finito.

Luigi Ghirri 1991

Un mattino, al solito incontro per colazione, mi informò che era veramente soddisfatto della ricerca svolta, che gli stimoli trovati all’interno degli edifici visitati lo avevano costretto a realizzare una quantità di immagini superiore ad ogni previsione e che quindi nei tre castelli aveva prodotto materiale per lui esauriente, oltre non aveva senso insistere, il fascino degli ambienti trovati lo avevano talmente soddisfatto che non voleva visitare altro …e poi aveva l’esigenza di rivedere l’orizzonte, di guardare lontano.

Il giorno stesso partì.

Luigi Ghirri 1991

In pochi giorni Luigi Ghirri produsse negli interni dei tre castelli oltre 450 riprese fotografiche nel formato 6 x 7 , dalle quali selezionò e consegnò 29 fotografie, stampate in 30 x 40 e che oggi fanno parte di uno specifico fondo fotografico della Regione Autonoma Valle d’Aosta.

Quindi alle 15 fotografie previste nel contratto ne aggiunse altre 14 proprio perché non voleva escludere alcuni momenti per lui fondamentali; confessò che si era limitato a sole 29 immagini per non esagerare o creare forti differenziazioni tra i partecipanti alla campagna fotografica; sinceramente lui avrebbe voluto consegnarne circa 50 perché questa era la stima di fotografie che riteneva particolarmente riuscite e significative.

Luigi Ghirri 1991

Luigi Ghirri escluse completamente dalle immagini consegnate i tentativi fatti di fotografare i castelli in esterno! Le montagne, il senso di chiusura, la mancanza di orizzonte… non gli avevano permesso di costruire immagini per lui significanti.

Luigi Ghirri 1991

Nel 1999, dopo 8 anni dalla “campagna fotografica” del 1990/1991, ideai una mostra dedicata esclusivamente al lavoro svolto da Luigi Ghirri in Valle d’Aosta …e adesso, in un cassetto dimenticato, ho ritrovato questa memoria che scrissi nel 1999 per la mostra. L’esposizione fu curata con grande professionalità e intelligenza da Pierangelo Cavanna, con la fondamentale collaborazione e l’imprescindibile entusiasmo di Paola Borgonzoni Ghirri e Elena Borgonzoni. Poi le vicissitudini e le scelte politico/organizzative “impedirono” la pubblicazione dei miei testi nel catalogo… ma questo, oggi, poco importa; ritrovando questo scritto ho pensato che fosse giusto pubblicarlo per la memoria che contiene; sono felice di aver ritrovato i “pensieri” di Luigi Ghirri che rischiavo di dimenticare. –Gianfranco Maccaferri

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